
“Dobbiamo, uscendo da nostri pensieri, compiere il balzo fino alla visione,
respirarne l'aria divina e senza limiti,
confessarne la semplice vasta supremazia
osare abbandonarci al suo assoluto.
E allora che il Non Manifesto riflette la sua forma
nella mente quieta come se fosse uno specchio divino
il Raggio senza tempo discende nel cuore
e noi siamo rapiti nell’eterno.”
LA MEDITAZIONE
La meditazione è Satipatthana, il cammino dell’attenzione cosciente. Perché è solo divenendo anzitutto pienamente consapevole di quelli che sono i condizionamenti della tua mente razionale, che non è soltanto la tua mente ma è la mente comune del mondo, che ti è stata innestata da una società cosiddetta “civilizzata”, che puoi finalmente trascenderla e andare oltre.
Meditare non è fermare la mente ma disidentificarsi dalla mente, è andare al di là della discriminazione mentale che ti porta sulle montagne russe. Distaccarti dalla mente è entrare nel vuoto, nel silenzio.
L’obiettivo finale è una mente libera dai condizionamenti, libera da teorie e credenze che provengono dall’esterno e che generano sofferenza, è una sovramente, una mente poetica unita al pensiero del cuore, unita alla voce dell’anima e non al brusìo del mondo.
Imparerai ad essere sempre più consapevole e a camminare la via di mezzo.
Camminare la via di mezzo significa essere al centro tra tutti gli opposti, al di là del giudizio mentale. Essere sempre centrato nel corso della tua giornata qualunque cosa tu stia facendo. Questo è essere veramente in uno stato di Meditazione. In questo stato puoi veramente “conoscere”, puoi pervenire alla vera conoscenza che non è della mente comune ma è della sovramente, della mente poetica, è la conoscenza dell’Anima.
All’inizio bisogna che ti eserciti con costanza, poi piano piano diviene un potere automatico, conquistato attraverso la ripetizione. All’inizio c’è un impegno personale, uno sforzo iniziale, in seguito il tuo sistema neurovegetativo, la Psiche, la “mente delle cellule” come la chiamava Aurobindo, che è una coscienza vibratoria della cellula, inizia a ripeterlo in modo automatico e quindi non devi più fare nessuno sforzo e costantemente ti trovi in uno stato meditativo. La nuova informazione è stata acquisita.
Per i buddhisti la meditazione è il processo attraverso il quale puoi fare una esperienza libera, non condizionata, del dolore, del problema, del disagio, al fine di scoprire la loro reale natura, andando al di là delle definizioni della mente comune, al di là del giudizio della mente comune.
Il dolore, il disagio, il problema sono per il monaco buddhista un invito a sciogliere quegli attaccamenti psicologici in base ai quali siamo convinti di essere individui distinti e separati dal tutto.
Sciogliendo questi attaccamenti possiamo raggiungere il Samadhi che è quello stato di unione con il tutto, di profonda comunione con tutto il creato, in cui siamo distinti ma non separati dal Tutto. Questo stato è presente in ogni momento del processo meditativo ma ne diveniamo consapevoli solo in certi momenti estatici. Ed una cosa diviene certa in quei momenti: nulla da quel momento in poi sarà più come prima. E’ uno stato difficile da descrivere a parole, va sperimentato.
Nonostante affondi le proprie radici nell’insegnamento buddhista, la meditazione è riconosciuta come un cammino laico, adatto a chiunque desideri migliorare la propria vita, a prescindere dalla propria confessione religiosa, etnia o estrazione socio-culturale. Può quindi essere applicata universalmente da tutti senza che vi sia la necessità di aderire alla religione buddhista. E’ un cammino di libertà, di liberazione, di conoscenza diretta.
Nessuno può dire quando il meditante raggiungerà il Samadhi, ma solo per il fatto di aver espresso questa intenzione decidendo di meditare lo raggiungerà e con esso raggiungerà la liberazione dal dolore, che è la vera libertà.
Per arrivare lì dobbiamo partire dalla Consapevolezza che è alla base di questo processo ed io ti aiuterò a far crescere sempre di più la tua consapevolezza, ti aiuterò ad uscire dalla mente discriminante che ti è stata innestata dal sistema ed a trasformare disagi, problemi, sofferenza e dolore in pura forza.
Hai soltanto bisogno di un po’ di coraggio iniziale per dire “Sì”, smettere di scappare da te stesso ed iniziare il cammino che ti porterà alla scoperta dei tuoi tesori più grandi, che puoi trovare soltanto dentro di Te! E’ un processo di distacco dalla gabbia dell’Io con il suo ingombrante bagaglio di credenze, paure ed attaccamenti al fine di condurti verso la libertà.
La meditazione è un cammino di libertà. Se scegli la libertà, la meditazione ti conduce nella foresta vergine per incontrare tutte le parti di te. Se non scegli la libertà, la userai soltanto come pratica di rilassamento, sarà una forma di anestesia. Allora chiamalo “training autogeno”, non è meditazione. Può essere utile certo, ma non ti risolverà i problemi alla radice.
Per ottenere una liberazione totale bisogna che questa passi anche attraverso la materia e quindi anche attraverso l’esperienza del corpo fisico. Ed è per questo motivo che nella meditazione buddhista si dà molta importanza alla postura meditativa soprattutto quando inizi a fare pratica.
LA MINDFULNESS
La Mindfulness è un elemento essenziale della meditazione buddhista ed è divenuta popolare in Occidente grazie al dott. Jon Kabat-Zinn che l’ha introdotta anche in ambito clinico attraverso il suo programma di riduzione dello stress.
Negli ultimi anni anche la comunità scientifica ha confermato che i benefici fisici e psicologici derivanti dalla pratica della Mindfulness vanno ben oltre la riduzione dello stress.
Il problema che insorge il più delle volte quando la mindfulness viene applicata alle neuroscienze in contesti clinici o aziendali è che sovente viene tolto il cuore sacro della pratica trasformandola in semplice rilassamento o training autogeno e purtuttavia viene comunque erroneamente chiamata “mindfulness”.
“Mindfulness” è la traduzione del temine “Sati”, che in lingua pali (il linguaggio usato dal Buddha) significa “consapevolezza” e “attenzione”, ovvero “attenzione cosciente”.
LA MINDFULNESS IMMAGINALE
La Mindfulness immaginale nasce dall’unione della meditazione buddhista Theravada (theravada = piccolo veicolo) che è quella più vicina agli insegnamenti di Gautama Siddharta, il Buddha storico, delle conoscenze sciamaniche e della visione immaginale propria del pensiero della psicologia del profondo simbolo-immaginale ed archetipica di C.G. Jung ed in modo particolare di J. Hillman.
E’ il ponte arcobaleno che unisce la spiritualità occidentale alla spiritualità orientale, reso possibile grazie a Selene Calloni Williams, maestra illuminata ed ideatrice del metodo ad approccio immaginale.
Passare dalla propria tradizione immaginale che è occidentale – come sostenevano Jung e Hillman – ci permette di assimilare meglio l’insegnamento buddhista.
La Mindfulness Immaginale è vicina all’insegnamento originario del Canoni Pali.
Rispetto alla Mindfulness che viene dagli Stati Uniti, rappresenta un passo ulteriore di avvicinamento della meditazione alla psicologia e alla psicoterapia, perché contribuisce a distinguere tra terapia desacralizzata e rituale sacro, tra intervento anestetico ed esperienza estetica, che è l’esperienza della bellezza, del sacro, del darsi, dell’affidarsi, e non del vano tentativo di controllo da parte della mente razionale su pensieri, emozioni ed eventi.
L’ approccio immaginale ti aiuta a comprendere anzitutto che se non vi è un cambiamento del metodo di pensiero, un vero cambiamento di coscienza, non è possibile uscire dallo stato di “vittima” in cui ti trovi ed evolvere verso i livelli successivi, qualunque cammino spirituale tu percorra.
Senza un reale cambiamento del metodo di pensiero ti ritroverai sempre e comunque a ripetere le medesime situazioni nonostante tu abbia percorso sentieri spirituali o terapeutici di diverso genere. E questa è decisamente una importantissima chiave di comprensione e di svolta.
PERCHE’ MEDITARE?
Ti risponderò con le Quattro Nobili Verità attraverso le quali il Buddha ci ha mostrato la via che conduce all’eliminazione della sofferenza per divenire Essere realizzato:
- La Verità della sofferenza
- La Verità dell’origine della sofferenza
- La Verità della cessazione della sofferenza
- La Verità del sentiero che conduce alla cessazione della sofferenza
In sostanza Il Buddha ci dice che:
- La Vita è sofferenza
- La sofferenza ha una causa
- La causa è conoscibile
- La sofferenza è risolvibile
Lo Strumento per risolvere la sofferenza è la Meditazione.
Puoi continuare a fuggire se preferisci, anestetizzandola con l’acquisto di oggetti per lo più superflui o altro, ma dovunque tu vada o qualunque cosa tu faccia per scappare da essa ti seguirà come un’ ombra, sino a che non trovi il coraggio di fermarti e guardarti dentro per risolverla alla radice.
La Meditazione è l’arte di entrare in contatto con la propria anima ed attingere alla vera conoscenza, non condizionata da credenze e teorie provenienti dal mondo esterno.
Il primo atto sacro è chiudere gli occhi che guardano fuori ed aprire gli occhi che guardano dentro.
Pur provenendo dall’oriente, dagli insegnamenti del Buddha, è un cammino laico i cui innumerevoli benefici sono stati dimostrati di recente anche dalla comunità scientifica.
SAMADHI
Un meraviglioso ottenimento della Meditazione è il raggiungimento del samadhi, lo stato di unione con il tutto. E’ uno stato difficile da descrivere a parole, bisogna sperimentarlo. E’ quello stato di beatitudine in cui non vi è più sofferenza, c’è totale assenza di pensieri e di emozioni disturbanti, è quel vuoto che è in realtà pienezza totale. E’ pura gioia di esistere, è la vera felicità, che non dipende da fattori esterni ma si trova semplicemente dentro di te.
In questo stato ti senti in comunione con tutto ciò che esiste, ti senti parte del Tutto, sei il vento, sei il sole, l’albero, il fiore, sei l’acqua, l’aria che respiri, sei l’aquila che vola alta nel cielo, sei la terra, il bruco, la farfalla, sei tutto ciò che vive. Ti senti una sola cosa con l’intero universo vivente.
E una volta raggiunto questo stato, anche soltanto per pochi secondi o minuti, nulla sarà più come prima.
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